Enea, mitico fondatore di Roma, approda in Sicilia: legami indissolubili e origini comuni
Quali celebri visitatori ha avuto Trapani? Si potrebbe aprire una rubrica speciale su questo argomento (potrei pensarci in effetti), ma non è questo il momento! Se ti dicessi di pensare ad uno dei più famosi viaggiatori nella storia della letteratura classica? Ti viene in mente Odisseo? Bè, di lui ho già parlato qui:
Nonzi, ritenta, sarai più fortunato! Sì, mi riferisco proprio a lui, uno degli eroi troiani, questa volta tra quelli che militarono nell’altra fazione, ovvero quella dei vinti: Enea. Del viaggio di ritorno (che in greco viene indicato con il termine nostos) che affrontò con un gruppo di uomini e donne in fuga da Troia all’indomani della mitica guerra che vide la città distrutta per mano dei Greci, ci narrò Virgilio. Sapete che questo poderoso (a dir poco) autore latino, vissuto nel I secolo a.C., fu addirittura accusato da alcuni delatori di aver copiato da Omero nella stesura dell’Eneide? In effetti il tema trattato da Virgilio presenta delle analogie tematiche, talvolta dei veri e propri collegamenti con l’epos omerico (ovvero le opere tradizionalmente attribuite al mitico cantore). La risposta di Virgilio in merito fu però tagliente; secondo ciò che riferisce Elio Donato, uno degli studiosi di Virgilio vissuto nel IV secolo, doveva suonare più o meno così:
‘ Per Zeus, perché non tentano anche loro i medesimi plagi? Sarebbe più facile strappare la clava ad Ercole che sottrarre un verso ad Omero!’
Operando una sospensione del giudizio in merito, non possiamo che constatare quanto la venuta di Enea in Sicilia, pur se inaugurata da un evento funesto, abbia determinato la ‘nascita’ di due stupende città: Erice e Segesta. Ma seguiamo insieme il filo della narrazione così come esposta nell’Eneide:
‘Hinc Drepani me portus et inlaetabilis ora accipit’ ‘
Di qui mi accoglie il porto e la spiaggia che non dà gioia di Drepano.’
Sono queste le parole con cui Virgilio fa approdare Enea a Trapani, l’antica Drepanon, la falce sul mare (il nome greco Drepanon, falce, le viene attribuito per la forma che assumeva in passato). ‘Inlaetabilis’ viene definita, ovvero che non dà gioia, dal momento che proprio su questi lidi il padre di Enea, Anchise, morì. Ma senza soffermarci troppo sull’episodio nefasto, seguiamo il racconto a partire dall’anno successivo, quando Enea ritorna nel luogo in cui ha deposto il padre e per rendergli onore gli dedica dei ludi, nella forma di agoni. Di che si tratta?
- Di una gara navale, di cui lo scoglio degli Asinelli (con cui è stato identificato), doveva indicare il punto in cui le navi avrebbero dovuto tornare indietro;
- di una gara podistica nei pressi di un’altura la cui conformazione la rende adatta ad essere assimilata ad un teatro in cui gli spettatori poterono comodamente assistere alla corsa (anche di questo luogo è stata proposta l’identificazione);
- di una gara di lotta, di tiro con l’arco ed infine di una giostra equestre.
Insomma dei ‘Giochi senza frontiere’ ante litteram!
In tutto questo fragore, le donne troiane, che avevano accompagnato Enea nel lungo viaggio, stanche e desiderose di quiete, volevano stabilirsi presso una fissa dimora. Di tale situazione approfittò Giunone, che bramava di porre fine all’impresa di Enea: mutò il suo aspetto e le convinse a dare fuoco alle navi. Insomma, approfittando della distrazione degli uomini che erano presi dall’ardore della competizione, le infelici misero mano all’empio atto ed in breve tempo le fiamme divamparono ovunque. Accortosi dell’accaduto, Enea invocò Giove che mandò una pioggia salvifica al fine di spegnere l’incendio. E così fu.
Ristabilito l’ordine, su consiglio del padre Anchise apparsogli in sonno, Enea designò Aceste re della nascente città di Segesta ed in cima al monte Erice innalzò un tempio alla madre, Venere, presenza che ne avrebbe determinato un destino di fama quale faro nel Mediterraneo. Fatto ciò riprese il suo viaggio che lo porterà, arrivato nel Lazio, a fondare la mitica Roma, lasciando un monito alle generazioni future: le comuni origini non vanno dimenticate, bensì preservate nel tempo. In realtà lo scopo era un po' meno nobile, dal momento che forniranno un’ottima giustificazione alle conquiste di Roma.
Sei curioso di sapere i dettagli di questa storia di fondazioni e nuovi inizi in Sicilia? Corri a prendere l’Eneide, il libro V, sono sicura che una copia a casa ci sarà, oppure… ti aspetto per fare un giro sulle orme di Enea!
Prenota ora un tour o un'escursione
Chiamami o inviami una e-mail
+39.329.1263.099info@robertadirosa.com