"Pochi e giustamente si' poveri che non avevano bastato a far da sè un'opera così fatta, ossia la sinagoga, tanto che adattarono il tempio di uno degli dei. Poi, ricchi devenuti, ebber case e possessioni e s'insediarono nella città"
Giovan Francesco Pugnatore, "Historia di Trapani", 1595
Così riferiva lo storico Giovan Francesco Pugnatore, nell'opera magistrale affidatagli sulla storia di Trapani. Tanti sono gli spunti tematici da estrapolare, ma nello specifico, c’è una parte della città che, sulla scia dell'opera citata e di quelle scritte da altri storici dopo di lui, vorrei mostrarvi: il Quartiere ebraico. Siete pronti? Vi darò qualche dritta sul percorso da seguire e qualche dettaglio di cui tenere conto per esplorarlo in autonomia.
Si parte dalla via Garibaldi, un luogo storicamente connesso alle vicende degli Ebrei, la cui presenza a Trapani è citata dalle fonti già dal 70 d.C. ma di cui possiamo avere contezza solo a partire dal IV sec. Il nome originario di questa via, Ra’ Nova, è pertinente alla fase di ingrandimento della città voluta dai regnanti aragonesi nel 1286. Fuori dalla porta Nuova, che doveva sorgere in prossimità della via omonima, fu collocato il luogo adibito alla macellazione koshèr, ovvero a norma rispetto alle regole ebraiche della kosherut.
Altri luoghi simbolo della comunità ebraica sono certamente i cimiteri, la cui ubicazione non è certa: uno era localizzato nei pressi di Porta Botteghelle, l’altro, successivo, vicino ai Bastioni dell’Impossibile. Credete che il principio del riuso e del riciclo sia un’invenzione dei nostri tempi? Che sia una conseguenza del consumismo dilagante degli ultimi anni? Non è così: già dagli albori della civiltà si era soliti riciclare e così avvenne anche nel tempo di cui vi sto raccontando. Sappiamo con certezza che alcuni blocchi di pietra che erano stati precedentemente impiegati come lapidi tombali, sono stati riutilizzati per completare il basolato del centro storico. Dunque, strano a dirsi, chissà quante volte ci saremo passati sopra con i nostri piedi! Piccola chicca per voi: il Museo Pepoli di Trapani conserva alcune lapidi con iscrizioni in ebraico ma che per molti anni erano state catalogate come fenicie, che confusione ragazzi!
La passeggiata procede lontano dai fasti del centro storico, comprendendo la portata delle fasi di espansione progressiva della città attraverso le vie e gli edifici che ne marcano i diversi momenti. Sappiate che, almeno fino alla cacciata ufficiale del 1492-93 voluta dai sovrani di Spagna, la comunità ebraica era perfettamente integrata nel tessuto sociale di Trapani, avendo perfino delle botteghe di tintura di tessuti in una traversa della centralissima Via Vittorio Emanuele: l’attuale via dei Tintori.
L’itinerario ebraico si snoda tra le stradine dell’antico quartiere Casalicchio, dove, al riparo dal vento e osservando le poche ma rilevanti evidenze rimaste, troviamo i dettagli di una storia che non c’è più, visibili agli occhi di chi sa cercare con attenzione. L’aljama, ovvero la comunità ebraica, si è spontaneamente localizzata in un’area compresa tra l’attuale Corso Italia e la via Giudecca per la presenza di alcuni luoghi di preghiera intorno ai quali si è sviluppato il quartiere vero e proprio.
Imboccando la via Apì si arriva in via degli Ebrei, un riferimento toponomastico (scienza che spiega l’etimologia dei luoghi) che non può non riportarci indietro nel tempo, a quando il quartiere era popolato da questo popolo. Si procede poi oltre con via Calvano e via Catito, alla ricerca dello stipite della porta di ingresso che reca ancora tracce della Mezuzah, ovvero la mensola contenente l’astuccio in cui sono riportati alcuni passi della Torah. Era ed è ancora oggi abitudine delle famiglie ebraiche praticanti, di apporre questo oggetto sulle porte in segno di benedizione.
Queste indicazioni potrebbero sollecitarvi a fare un sopralluogo nel Quartiere, sulle tracce della presenza ebraica, ma inducono soprattutto a riflettere:
Come ha avuto inizio la diaspora del popolo ebraico nella storia?
La vicenda degli Ebrei di Sicilia prende una piega che tiene conto delle specificità storiche dell’isola, del rapporto che essa ebbe con la corona spagnola, mediato dalla presenza dei Viceré. Le comunità ebraiche furono mandate in esilio per l’insensatezza di un decreto le cui motivazioni risiedono nell’interesse economico piuttosto che nella reale necessità di portare avanti una decisione così drastica. Era necessario incamerare i beni di uno dei gruppi sociali più ricchi del tempo per sostenere le guerre e le spedizioni che di lì a poco avrebbero portato alla scoperta dell'America. Non c'è da stupirsi, da sempre, il denaro muove interi popoli e regnanti verso le più assurde soluzioni. E continuiamo a chiederci:
In che modo la grandezza della cultura ebraica ha saputo adattarsi agli spostamenti?
E soprattutto, quali erano le arti ed i mestieri che rendono il popolo ebraico famoso in tutto il mondo?
Queste ed altre domande sono state oggetto della passeggiata nel Quartiere ebraico, condotta per tre weekend a cavallo tra gennaio e febbraio 2023. Attraverso la lettura di documentazioni storiche e di archivio, abbiamo tessuto le vicende della comunità ebraica a Trapani, dei loro luoghi simbolo, tra cui il Palazzo Ciambra o della Giudecca. Si tratta di un edificio dall’alto valore storico artistico la cui realizzazione risale al ‘300 per volere di una ricca famiglia ebraica e il cui stile richiama echi gotico-catalani.
Guardando le bugne piramidali che decorano il prospetto della torre e delineano il profilo dei portici della facciata principale, abbiamo l'impressione che, con maestria, si sia adattata l'arte propria di orefici ed argentieri alla pietra tufacea. Lo stile plateresco, proprio di Palazzo Ciambra, rende conto di questa analogia e deriva da platero, ovvero argentiere. Pur essendo stato soggetto a modifiche nei secoli, l'edificio è prima di tutto un bene da conoscere e da preservare.La nostra passeggiata è stata infine condita dalla specificità della realtà poliedrica trapanese, che vanta di avere un primato importante nella lavorazione del corallo, per tanto tempo appannaggio di artisti ebrei, seppure limitatamente ad oggetti non sacri.
In questo percorso di conoscenza, il supporto del maestro Platimiro Fiorenza e della figlia Rosadea è stato fondamentale: la gioielleria laboratorio RossoCorallo ci ha aperto le porte fornendoci le coordinate per orientarci nel magnifico mondo del corallo ma anche dell’oreficeria e dell’argenteria trapanese. Il Maestro è un’enciclopedia del sapere e spazia da un argomento all’altro con una leggerezza e con una padronanza tali da lasciare tutti a bocca aperta, desiderosi di restare ad ascoltarlo per ore ed ore.
Il mio augurio è di vederti passeggiare nell’antico Quartiere ebraico di Trapani e che possa trovare gli indizi della storia che ti ho raccontato!
Se invece desideri anche tu ripetere l’esperienza proposta, non esitare a contattarmi, sarò felice di accompagnarti!
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