Nella seconda metà del XIX sec. uno studioso inglese, Samuel Butler, si accostò allo studio dei poemi omerici in lingua originale, cioè in greco, scrollandosi da ogni sovrastruttura di pensiero e ponendo in discussione delle certezze assodate da millenni.
Ciò che scorse dapprima fu una netta differenza stilistica, ma soprattutto contenutistica, tra l’Iliade, poema di guerra, che narra di orgogli feriti e di torti reciprocamente inflitti e riparati, e l’Odissea, poema che tratta di amore, in cui il sentimento umano viene narrato con estrema delicatezza e profondità d’animo. Butler pubblicò "the Authoress of the Odissey”, sostenendo la tesi secondo cui fu in realtà una donna a scrivere l’Odissea e ritenendo che i paesaggi da lei descritti siano collocati proprio nel territorio della Sicilia Occidentale in cui visse, nel trapanese per essere precisi. La volontà di traslare la vicenda nella Grecia vera e propria è legittimata dal fatto che in quel contesto avrebbe potuto collocare i personaggi del mito greco, noti a tutti, e rendere comprensibile la storia da lei narrata ad un panorama più ampio di ascoltatori/lettori.
Questa tesi così estrosa ed originale, si badi bene, non fu fatta sulla base di supposizioni sterili o di campanilismo (Butler non era neppure siciliano!), ma è supportata da indagini storiche basate sulle notizie tramandate da fonti di autori attendibili, nonché da sovrapposizioni della topografia narrata rispetto alle località con le evidenze geomorfologiche proprie del periodo della stesura (ipotetica) dell’Odissea. E così la città di Trapani è ora identificata con Scheria con tre punte a forma di tridente (non più visibili), ora con Itaca, dal momento che la città siciliana presenta un’analoga conformazione costiera. Itaca, a sua volta, è però descritta prendendo come riferimento l’ubicazione di Marettimo, presentata come un’isola bassa all’orizzonte ma delle tre isole contigue (le Isole Egadi), la più alta. Tale descrizione non si può di certo adattare alla Itaca greca, che di fatto non è la più alta tra tre isole contigue! Lo stesso incontro con Polifemo, il Ciclope accecato da Odisseo con l’escamotage del vino, si svolse nel litorale di Pizzolungo, non lontano da Trapani. In questo luogo, ancora oggi si può visitare la Grotta di Polifemo, fenditura posta su una rocca, e si può ammirare il masso che Polifemo irato scagliò ad Odisseo e che cadde nello splendido mare.
Il viaggio di Odisseo, stando alla teoria espressa da Samuel Butler e dai suoi seguaci, non è dunque collocato nelle Isole Ionie, ma intorno alla Sicilia e venne narrato da una giovane donna erudita e fortemente permeata dai valori della saga mitica inerente i nostoi, i viaggi di ritorno che gli eroi greci compivano da Troia verso la propria patria, a guerra conclusa. La questione omerica, comunque, rimane ad oggi aperta, dal momento che la saga attribuita ad Omero, cantore mitico che incarna i valori del cantastorie per eccellenza, nasce in una fase della letteratura intesa in senso lato. Infatti, ad un momento di oralità/auralità (che va grossomodo dal IX al V secolo a.C.), in cui le vicende narrate dagli aédi vengono trasmesse essenzialmente per via orale, segue un momento di auralità/scrittura; in quest’ultimo caso, dalla trasmissione veicolata dall’ascolto (auris in latino significa “orecchio”), si passa ad una forma di pubblicazione ante litteram, che prevede la diffusione dei testi su supporti scrittori fisici.
Tornando all’Odissea trapanese, in questo momento storico-letterario, la nostra “Autrice dell’Odissea” raccolse le narrazioni in auge ai suoi tempi e le sublimò nel racconto delle peregrinazioni di Odisseo intorno alla Sicilia. Lasciamoci incantare dunque dalle vicende dell’Odissea siciliana, isola da sempre meta di viaggiatori da tutto il mondo e che, come un vaso di Pandora, libera sempre nuove ed affascinanti scoperte. Io vi aspetto, Odissea alla mano, per riscoprire i luoghi che la nostra scrittrice vide e narrò nella sua opera, ignara del polverone che avrebbe sollevato ai nostri giorni.
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